«Un’Unione europea forte non può dipendere così tanto da Gazprom che sta deliberatamente cercando di immagazzinare e consegnare il meno possibile, mentre i prezzi e la domanda stanno salendo alle stelle > – ha denunciato la presidente della Commissione Europe < e questo è un comportamento strano per un’azienda. Dobbiamo diversificare sia i nostri fornitori che le nostre fonti di energia: questo lavoro è già in corso. Abbiamo contattato i nostri partner e amici in tutto il mondo, e oggi posso dire che anche in caso di interruzione totale dell’approvvigionamento di gas da parte della Russia, siamo al sicuro per questo inverno. E nel medio e lungo termine, stiamo raddoppiando le energie rinnovabili. Ciò aumenterà l’indipendenza strategica dell’Europa in materia di energia».
E’ urgente accelerare sul fronte delle rinnovabili. L’obiettivo per il 2030, stabilito nelle legge europea sul clima, punta a ridurre le emissioni di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990: di questo passo però, secondo le ultime proiezioni degli Stati membri, per il 2030 la riduzione delle emissioni arriverebbe solo al 41% circa.
L’Italia purtroppo rappresenta un caso esemplare di questa transizione al rallentatore. Nonostante la domanda primaria di energia si sia contratta in Italia del 9,2% nel corso del 2020, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, il 73,4% del nostro fabbisogno è stato soddisfatto solo grazie alle importazioni nette. Non solo: complessivamente, per coprire una domanda primaria pari a 143,5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, ci siamo affidati ad un approvvigionamento energetico per il 40% dal gas naturale, per il 33% dal petrolio e solo per il 20% circa dalle fonti energetiche rinnovabili.
Con il nuovo pacchetto “Fit for 55” presentato dalla Commissione Ue per traguardare entro il 2030 un taglio delle emissioni climalteranti pari al 55% rispetto al 1990 (a livello europeo per ora siamo a -24%, in Italia invece a -19,4%) si è già affacciata sul panorama legislativo la direttiva Red III, con l’obiettivo di «produrre il 40% della nostra energia da fonti rinnovabili entro il 2030».
Per l’Italia significa più che raddoppiare i risultati raggiunti finora, in meno di un decennio, ma per farlo occorre snellire non poco il il processo di autorizzazione per i nuovi impianti: se il Paese avesse già traguardato gli obiettivi europei sulle rinnovabili potrebbe risparmiare in bolletta qualcosa come 50 mld di euro all’anno, ma tutto questo non sta avvenendo proprio perché i nuovi impianti crescono a passo di lumaca.
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