Dopo lo shock Covid il turismo avrà bisogno di “un pensiero alto di riprogettazione” è l’indicazione del dossier AGI/Censis, secondo cui il Piano nazionale di ripresa e resilienza può consentire di superare storiche criticità. Per la verità i punti su cui intervenire restano: la qualità dell’offerta extralberghiera, la spiccata stagionalità, la prevalenza del turismo balneare e delle città d’arte, l’eccessiva prevalenza del segmento tedesco (il 47% dei turisti stranieri proviene dalla Germania), la ridotta durata media dei soggiorni, la polarizzazione sulle località più rinomate (il 58% dei flussi riguardano 5 sole regioni).
A tutto ciò si aggiungono – come sempre – i problemi della logistica, del sistema portuale e aeroportuale e dei collegamenti ferroviari. Fattori che contribuiscono a porre l’Italia al settimo posto nell’indicatore mondiale di competitività turistica.
Più qualità e meno quantità? Si.
La prima esigenza, forse la più urgente e di maggior valore strategico, è – secondo il dossier – quella del riequilibrio dell’offerta complessiva, puntando anche alla destagionalizzazione. Occorre poi intervenire sull’accessibilità dei luoghi di pregio ancora in parte misconosciuti.
È quindi necessario creare valore turistico individuando nuovi format di fruizione, creando specifici eventi e presidiando il dibattito culturale internazionale. Infine, il dossier indica l’obiettivo di aiutare gli alberghi a ripensarsi e riprogettarsi sotto l’aspetto dell’impatto ambientale e della responsabilità ecologica, dell’efficientamento energetico, dei servizi innovativi e della transizione digitale.
Nel piano nazionale sono previsti 8 miliardi di euro dedicati a “Turismo e Cultura”: ora si tratta di capire come impiegarli. Una maggiore qualità, di fronte alla riduzione delle quantità – sostiene il rapporto – può essere la strada. Puntando a trasformare il turista-cliente in un soggetto coinvolto del nostro territorio e delle nostre eccellenze.
Categorie:Le notizie
Rispondi