Rivoluzione verde? Finora si è sbagliato molto: come ripartire? Un aiuto da un bel libro…

Che bello sentire che la Regione Emilia Romagna pensa di piantare milioni di alberi. Speriamo bene…. dopo le immagini che abbiamo visto in TV (il Presidente Stefano Bonaccini che tiene ben saldo un albero di vivaio che sembra un palo alto più di tre metri e l’Assessora all’Ambiente Irene Priolo che si presenta con vanga e tacchi alti).

Anche per fare bene una rivoluzione verde bisogna agire “informati”, cioè sapere cosa fare. Serve leggere quanto scrive uno dei maggiori esperti europei in questa materia quando spiega che “le conseguenze di una messa a dimora si fanno sentire per tutta la vita” e che “per sradicare gli alberelli dal vivaio e trapiantarli nel loro habitat definitivo è infatti necessario prepararli per anni” e che “nelle aiuole si tagliano ogni anno le radici perchè rimangano compatte e si possano estrarre senza problemi. L’estensione complessiva del pane di terra radicale, che in natura in un alberello di tre metri misura almeno 6 metri di diametro,viene ridotta così a 50 centimetri”. Le conseguenze di questa pratica si vedono a scoppio ritardato dopo qualche anno e innescano anche fenomeni che provocano problemi alle piante e instabilità. “In ultima analisi – scrive ancora l’esperto – se gli alberi degli insediamenti urbani si imbattono ovunque in terreni compatti come il cemento e alla fine cercano scampo in fossati riempiti con scarsa cura, si tratta di una reazione di assoluta emergenza….. Stupisce ancora che i temporali estivi riescano ad abbattere molti alberi urbani? Il loro striminzito sistema di ancoraggio sotterraneo che nella natura libera si può estendere su una superficie di più di 700 metri quadrati, non riesce più a sostenere un tronco pesante varie tonnelllate su una superficie ridotta a una percentuale minima”.

Non è difficile trovare nelle vicende riguardanti la gestione del verde, in molte parti della nostra regione, assonanze con le osservazioni presenti nel volume dal quale abbiamo rubato un po’ di consigli. Si tratta del libro “La vita segreta degli alberi” di Peter Wohlleben, edizioni Macro. Il ricordo va alle pratiche di “gestione” del verde seguite da troppe amministrazioni pubbliche di vari livelli, che sono ben conosciute e oggetto molto spesso di polemiche. Un ricordo personale va anche alle osservazioni riscontrate in occasione della piantumazione del bosco di Fusignano. In quel caso molti chiedevano come mai erano state messe a dimora piantine di alberi autoctoni alte non più di mezzo metro (concesse gratuitamente dal vivaio forestale della Regione), che ci avrebbero messo più tempo a crescere e non invece, come si è fatto più tardi, di alberelli di vivaio comprati con soldi pubblici. La risposta si trova senza bisogno di usare parole. Basta guardare e cogliere le differenze.



Categorie:Le notizie

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