Automobilisti, ciclisti, pedoni, disabili, anziani & c….. A quando le abitudini di un paese civile?

Ciclicamente, anche in occasione di fatti incresciosi, si torna a parlare di comportamenti pericolosi dovuti a disattenzione (da telefonino o altro), menefreghismo, difficoltà reali dovute alla mobilità urbana. Si legge di ciclisti che non sopportano gli automobilisti o che  si lanciano sulle striscie pedonali a cavallo della bici mettendo in difficoltà gli automobilisti in transito; di automobilisti che usano il clacson per far fretta a chi rispetta i limiti; di pedoni che non riescono ad attraversare le strade in sicurezza; di mancanza di sensibilità per il diritto alla mobilità da parte dei disabili e degli anziani.

C’è anche la cattiva abitudine di molti che porta a cambiare punto di vista in relazione alla modalità nella quale si è impegnati (guida di un’auto, ciclista o pedone). Si dà purtroppo che, quasi tutti noi, secondo la bisogna, ricopriamo tutti e tre questi ruoli, in diversi momenti della settimana o addirittura nella stessa giornata. E tutti d’accordo nel considerare impensabile spianare le città per fare strade larghe, piazze sterminate adibite a parcheggi, sufficienti per soddisfare il tasso di motorizzazione attuale è necessaria una soluzione possibile risolvibile soltanto con regole condivise e fatte rispettare rigorosamente abbandonando la logica del “fatti più in là che passo io”.

Per esempio….. pensare a una ripartizione degli spazi che tenga conto di sedi stradali costruite secoli fa (strette, tortuose, senza marciapiedi e/o non idonee al traffico veloce) non è possibile pensare di poterle usare come se fossero autostrade. Appare evidente a tutti che anche il limite dei 50 kmh non basta più. Purtroppo per tutti noi è la realtà che ci impone la separazione degli itinerari urbani (e non solo) per tipologia di traffico, oppure si ciclopedonalizzano i percorsi all’interno degli agglomerati storici e si evitano gli attraversamenti dei centri sottoponendo quei percorsi al limite del 30 kmh orari di velocità massima come già fanno diversi comuni. Probabilmente servirà scegliere sia l’uno che l,altro.

Per quanto riguarda la mobilità con bambini, accanto alla diffusione dei “pedibus”, si cominciano finalmente a vedere anche in Emilia Romagna mamme con bambini piccoli a bordo di biciclette dotate di traino, al riparo dalle intemperie. In questo caso si hanno diversi vantaggi, primo fra tutti la riduzione dello smog urbano.

Rimane inoltre aperto il problema della mobilità autonoma dei disabili superando la carenza di barriere anchitettoniche e l’assenza di itinerari urbani (e anche extra urbani) accessibili, alla pari di quelli che si vedono in quasi tutti i paesi europei.

Sono queste soluzioni definitive? Certamente no, ma un miglioramento della situazione, sia dal lato logistico che da quello ambientale, è possibile e necessario per superare – come anche alcune disposizioni di legge imporrerebbero – promesse buone soltanto per le campagne elettorali.



Categorie:Le notizie, Le opinioni

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