Quando il Papa Clemente VIII si prese i territori estensi e (forte di 25.000 soldati) mise fine alla presenza degli Estensi in Romagna.

 

 

Da sempre (fin dalle elementari) mi avevano raccontato che, ad un certo punto, il territorio della Romagna Estense (o Romandiola) “passò” allo Stato Pontificio, ma ignoravo il contesto e le vicissitudini di questo passaggio storico.

Da un volume celebrativo della ricostruzione della Diga di Codrignano, edito dal “Consorzio utenti del Canale dei Molini di Imola e Massalombarda” ho appreso qualcosa di più. Il volume fornisce una descrizione degli avvenimenti che caratterizzarono una lunga sequenza di controversie pluricentenarie aventi al centro l’uso delle acque del canale – a fini irrigui, per l’alimentazione dei numerosi mulini situati lungo il suo corso – che ha origine dal Fiume Santerno a Codrignano (a monte di Imola) e affianca la strada 610 (Montanara/Selice) fino ad oltre Conselice.

Dalla descrizione dei fatti, molto spesso violenti e sanguinosi, emerge un racconto che riguarda la fine della presenza degli Estensi nell’area della Romagna occidentale.

Si legge nel testo che l’attenuazione della tensione fra i contendenti almeno per un periodo fu data da quel che viene definito un “avveninemento importantissimo” “Moriva il 27 ottobre dell’anno 1597 il Duca Alfonso II d’Este, privo di discendenza legittima. Per disposizione testamentaria, egli aveva bensì designato suo successore il figlio naturale Don Cesare; ma a questa designazione si oppose Papa Clemente VIII, che vide giunto il momento propizio per annettere Ferrara e le terre dipendenti al potere della Santa Sede, realizzando un disegno a lungo sognato. Scomunicò Cesare d’Este ed approntò un corpo militare di 25 mila soldati, il quale potè entrare in Ferrara senza l’uso delle armi avendo Don Cesare rinunziato a Ferrara colla promessa che Modena, Reggio e Rovigo gli sarebbe state mantenute”.

Comunque questa vicenda attenuò ma non risolse completamente i contrasti relativi al Canale. Fu cancellata la questione in relazione agli usi, essendo stati posti tutti i comuni sotto la giurisdizione dello Stato Pontificio, ma rimase una gestione economica separata tra Imola e Massalombarda per due tronchi (superiore dalla Chiusa di Codrignano fino a Bubano ed inferiore fra Bubano e Conselice). La ricostituzione di una unità economica avvenne soltanto dopo oltre 3 secoli, nel 1936.



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