La questione dei cambiamenti climatici è all’ordine del giorno anche nelle discussioni negli ambiti istituzionali. A nessuno sfugge un particolare non indifferente: i giovani di oggi sono gli elettori di domani e c’è chi pensa che bisogna ingraziarseli,magari raccontando che è tutta una presa in giro. C’è invece chi ritiene che basti schierarsi in modo del tutto formale, con tanto di fascia tricolore, dalla loro parte sperando nella memoria corta di giovani e adulti. Abbiamo visto anche esponenti delle istituzioni dichiararsi d’accordo su tutte le richieste senza distinzione alcuna. In questo modo l’utilità delle opere; la trivellazione incurante delle precauzioni; la liberalizzare dei cantieri senza curarsi dei fenomeni mafiosi e della corruzione. Della salvaguardia dei diritti e della sicurezza dei lavoratori. Del rispetto dei piani regolatori e dell’eccessivo consumo di suolo. Dei sostegni pubblici all’uso dei carburanti fossili e “alle grandi opere”. Il tutto ignorando la priorità della manutenzione e cura del territorio, del patrimonio edilizio esistente, del rilancio del finanziamento alle fonti rinnovabili, all’innovazione e alla ricerca.
In questo quadro si inserisce il parlamento europeo che, il 21 marzo 2019, riunisce le commissioni per le PETI (Petizioni) e ENVI (Ambiente) in un’audizione pubblica congiunta per esaminare i modi in cui si esprime il “Rifiuto sui cambiamenti climatici”. L’obiettivo dell’audizione è quello di esplorare il tema della negazione del cambiamento climatico sotto diverse prospettive e di esaminare le tecniche di comunicazione utilizzate in politica o da società private e altri attori della società per indurre in errore il pubblico sull’impatto negativo di certe attività o politiche industriali sul clima.
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