Un post pubblicato da “Far di Conto” il 1 marzo 2018 contiene una interessante nota , ben documentata, sulla situazione dell’occupazione in Italia, che consente di farsi una opinione sui proclami declamati negli ultimi mesi sia da esponenti governativi che dagli organi di stampa e informazione. E’ una lettura che riteniamo utile proporre ai nostri lettori, invitandoli a scorrere anche altre analisi interessanti presenti dallo stesso sito (https://fardiconto.wordpress.com/).
“Siamo in campagna elettorale. Forse non è una notizia, posto che gli italiani vivono da sempre in una perenne campagna elettorale. Però ci siamo, e siamo bombardati di messaggi riguardo ai presunti meriti o demeriti di chi ci ha governati. In tema di occupazione ne abbiamo sentite di tutti i colori. Sapete bene che il mercato del lavoro in Italia è tutt’altro che volatile: da circa vent’anni vediamo solo mutamenti marginali, generalmente neanche tanto positivi. I posti di lavoro sono pochi, sono più o meno sempre quelli ed appartengono tendenzialmente sempre alle stesse coorti generazionali. I lavoratori precoci sono scomparsi, sostituiti dai lavoratori decrepiti. Per il resto è sempre la solita storia, condita delle belle favole dei nostri politici. Vediamo di contarci, e di capire.
Lavoratori in Italia per tipologia contrattuale, milioni. Fonte: Istat.
Dal 1993 al 2017 abbiamo visto un aumento dei posti fissi, da 13 a 14,5 – 15 milioni. Gli autonomi, storicamente attestati attorno ai 6 milioni, hanno preso a declinare gradualmente. I contratti a termine di vario genere insistono a crescere di numero. Mi permetto di ricordare che la banca dati ISTAT qui presa a riferimento considera come “occupato” un soggetto che abbia lavorato, dietro compenso, almeno un’ora a settimana nel mese di riferimento. In tempi recenti la comparsa di contratti precari mascherati – le cosiddette “tutele crescenti” – ha anche consentito di nascondere una certa quota di precariato nella categoria del lavoro stabile. Consiglio di diffidare soprattutto degli ultimi due anni della serie dati, può darsi che le future revisioni ci regalino qualche brutta sorpresa.
Lavoratori in Italia per tipologia contrattuale, totali cumulati, milioni. Fonte: Istat.
Mettendo assieme le tre classi di rapporti di lavoro, possiamo capire un po meglio il risultato finale di questi movimenti. In un quarto di secolo, i posti di lavoro disponibili in Italia hanno insistito ad oscillare nella forbice 21 – 23 milioni. I cambiamenti a cui abbiamo assistito non sono sconvolgenti, con buona pace di chi insiste a raccontarci di mirabolanti progressi e/o di disastri incipienti. La crescita nel numero di contratti stabili ancora una volta deve essere guardata con diffidenza: le tutele fornite sono molto variabili a seconda della dimensione aziendale e dell’età anagrafica dei destinatari. Di sicuro i lavoratori italiani sono sempre pochini, ma questo era noto da tempo. Abbiamo un tasso di partecipazione al lavoro così basso che, a fine 2017, riuscivamo a spuntare una magnifica posizione 162 su 180 nazioni censite – almeno a prestar fede ai dati ILO / IndexMundi. Sono belle soddisfazioni, per una Repubblica fondata sul lavoro.
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