Nel corso di un seminario svoltosi in Francia qualche anno fa il direttore dell’Associazione Internazionale dei Castelli e Relais (che ha sede nel Castello di Saint Michel situato nell’Isola omonima) rispose alla domanda su quale caratteristiche deve avere una città turistica. La risposta fu ovvia ma sorprendente: “La città turistica ideale è quella nella quale i residenti vivono bene”.
Questa affermazione perentoria assume un importanza notevole in occasione della Giornata Mondiale del Turismo Responsabile e di particolare rilievo nel definire quale sviluppo turistico augurare alle cento città e mille campanili dell’Italia.
Nell’annunciare questo evento il TCI ha pubblicato considerazioni che proponiamo di seguito:
“Di turismo si può morire – comincia così lo scritto del TCI – Succede per esempio quando una località piccola assurge per motivi diversi alla notorietà e diviene meta costante di un turismo che sa di pellegrinaggio. Orde più o meno pacifiche invadono le strade di luoghi altrimenti tranquilli, qualcuno odora l’affare e inizia ad aprire ristoranti e negozi di souvenir a misura di turista, le case diventano b&b, le stanze vengono messe su Airb&B e interi palazzi vengono venduti a stranieri facoltosi che ci vivranno se va bene una settimana l’anno.
Così il turismo, benedetto e cercato, finisce per essere tanto invasivo da snaturare l’anima di un luogo e compromettere il suo equilibrio. Ultimamente accade sempre più spesso, specie in città che tutti vogliono vedere, come l’eterna Venezia, Barcellona o Dubrovnik. Gli anglosassoni lo chiamano over tourism, in italiano un termine univoco non esiste ancora, però il problema si pone sempre più. Specie dopo quest’estate, la prima in cui alcune comunità assediate (soprattutto in Spagna) sono scese in piazza per protestare contro i troppi turisti e i loro eccessi. Mentre alcuni Comuni, come Amsterdam, hanno annunciato che correranno ai ripari.
OVER TOURISM A CORTONA
Suo malgrado precursore di questo tipo evoluzione del sistema turistico è stata Cortona, cittadina toscana in provincia di Arezzo investita anni fa da un boom turistico improvviso. Cortona ha dovuto affrontare un periodo di rapido cambiamento sulla scia del successo del bestseller di Frances Mayes – poi diventato film hollywoodiano -“Sotto il sole della Toscana”.
Una storia raccontata con intelligenza nel documentario “The Genius of a Place – L’anima di un luogo”, della regista americana Sarah Marder e di Olo Creative Farm – Marder, che abita in Italia da 30 anni, del film è anche protagonista e voce narrante.
La pellicola, un film indipendente italiano girato in Toscana durante l’arco di cinque anni, segue la storia degli abitanti del borgo toscano, indagando con discrezione il risveglio economico portato dal turismo e i molti nuovi problemi collegati: una quantità esorbitante di macchine e di rifiuti da accogliere durante l’alta stagione, per esempio,insieme a un utilizzo eccessivo delle riserve idriche.
Un caso scuola, quello di Cortona, dove lo storico tessuto commerciale si è orientato verso le abitudini e i gusti dei turisti, senza più pensare alla soddisfazione dei bisogni quotidiani dei residenti, finendo per accentuare ancora di più lo spopolamento del centro storico”.
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