Aria pessima nell’Emilia Romagna – Non bastano le domeniche a piedi – Anche le centraline situate in campagna e nei parchi hanno registrato dati preoccupanti.

20170203_141512Dopo settimane di sforamenti (da Piacenza al mare) rispetto ai limiti previsti dalla normativa si è svegliata anche la Regione Emilia Romagna. Ma i piani di risanamento prevedono misure in grado di migliorare l’aria che si respira….? O ci affidiamo, come pare, alla pioggia, al vento e alla neve?

In assenza di eventi atmosferici favorevoli l’aria che si respira nella regione è pessima e “ad alto rischio”. E questo non vale solo per le città con oltre 30.000 abitanti, ma anche per i centri piccoli, per le campagne e le aree rurali. Lo si deduce leggendo i dati sulla qualità dell’aria di una serie di centraline collocate in aree insospettabili dove non dovrebbe esserci smog da attività in ambiente urbano, insediamenti industriali, riscaldamenti a gasolio, autostrade e statali intasate.

Tenendo presente che il limite giornaliero per le PM10 è di 50 microgrammi per metro cubo è opportuno leggere i dati forniti dall’ARPAE Emilia Romagna per rendersi conto del livello di inquinamento dell’aria. Non solo quello delle città capoluogo ma anche nelle centraline sistemate in aree agricole/rurali/naturalistiche o a parco (e quindi teoricamente più protette).

Per documentare questa caratteristica abbiamo scelto:

  • La centralina di VERUCCHIO (RM) situata nel PARCO NATURALE DEL MARECCHIA che ha raggiunto i 153 microgrammi di PM10 per metro cubo

  • La centralina del PARCO DELLA RESISTENZA DELLA CITTÀ DI FORLÌ situata fra gli alberi che ha raggiunto i 165 microgrammi di PM10 per metro cubo.

  • La centralina DELTA CERVIA (RA) situata nel verde alle spalle di Milano Marittima, che ha raggiunto i 114 microgrammi di PM10 per metro cubo.

  • La centralina di SAN PIETRO CAPOFIUME nel Comune di Molinella (BO) in area rurale ha raggiunto i 160 microgrammi di PM10 per metro cubo.

  • La centralina GHERARDI di JOLANDA DI SAVOIA (FE) in area rurale ha raggiunto i 137 microgrammi di PM 10 per metro cubo.

  • La centralina GAVELLO DI MIRANDOLA (MO) in area agricola/naturale ha raggiunto i 140 microgrammi di PM 10 per metro cubo.

  • La centralina S. ROCCO DI GUASTALLA (RE) in area agricola/rurale ha raggiunto i 174 microgrammi di PM 10 per metro cubo.

  • La centralina di BADIA DI TORRECHIARA /LANGHIRANO (PR) in area agricola/naturale ha raggiunto i 166 microgrammi di PM10 per metro cubo.

  • La centralina di CARANA DI CORTE BRUGNATELLA a 765 metri di altezza in Provincia di Piacenza ha raggiunto i 52 microgrammi di PM10 per metro cubo.

Alcune centraline dell’ARPAE misurano anche polveri più sottili con diametro intorno e inferiore ai 2,5 microgrammi (un quarto di centesimo di millimetro), è una polvere in grado di penetrare profondamente nei polmoni specie durante la respirazione dalla bocca. Si tratta quindi di particelle ancora più pericolose ma al momento la normativa prevede soltanto l’invito a monitorare le quantità emesse.

Le centraline da noi scelte per una doversosa informazione sui livelli di inquinamento sono quelle in aree non urbanizzate.

  • La centralina di SAN CLEMENTE (RN) situata a 179 metri di altezza in area agricola/naturale ha raggiunto i 58 microgrammi di PM 2,5 per metro cubo.
  • La centralina del PARCO DELLA RESISTENZA DELLA CITTÀ DI FORLÌ situata fra gli alberi che ha raggiunto i 143 microgrammi di PM 2,5 per metro cubo.

  • La centralina situata in località BALLIRANA in area Rurale/agricola a nord di Alfonsine (RA) ha raggiunto i 108 microgrammi di PM 2,5 per metro cubo.

  • La centralina di SAN PIETRO CAPOFIUME nel Comune di Molinella (BO) in area rurale ha raggiunto i 142 microgrammi di PM 2,5 per metro cubo.

  • La centralina GHERARDI di JOLANDA DI SAVOIA (FE) in area rurale ha raggiunto gli 84 microgrammi di PM 2,5 per metro cubo.

  • La centralina GAVELLO DI MIRANDOLA (MO) in area agricola/naturale ha raggiunto i 78 microgrammi di PM 2,5.

  • La centralina S. ROCCO DI GUASTALLA (RE) in area agricola/rurale ha raggiunto i 145 microgrammi di PM 2,5 per metro cubo.

  • La centralina di BADIA DI TORRECHIARA /LANGHIRANO (PR) in area agricola/naturale ha raggiunto i 146 microgrammi di PM 2,5 per metro cubo.

  • La centralina di BERSANO di BESENZONE (PC) in area agricola ha raggiunto i 137 microgrammi di PM 2,5 per metro cubo.

Sul sito dell’ARPAE Emilia Romagna si legge che “Le polveri inalate dal naso o dalla bocca attraversano il tratto tracheo-bronchiale sino agli alveoli, diminuisce il diametro delle particelle che penetrano e si depositano. Approssimativamente la parte delle particelle totali sospese (PTS) con diametro intorno e inferiore ai 10 µm (PM10 interessano il tratto tracheo-bronchiale”.

Si legge ancora che “Nell’Unione europea, il solo particolato più fine (PM 2,5) causa una perdita di aspettativa di vita di circa 8,6 mesi. Riducendo il particolato da 70 a 20 μg/m3, come stabilito nelle nuove Linee guida, si potrebbe appunto arrivare a una riduzione della mortalità del 15%. Riducendo i livelli di inquinamento, si registrerebbe una diminuzione dell’incidenza delle malattie dovute a infezioni respiratorie, delle malattie cardiache e dei tumori al polmone. Inoltre, azioni volte alla diminuzione dell’inquinamento atmosferico contribuirebbero a un calo nelle emissioni di gas che influiscono sui cambiamenti climatici, generando così ulteriori benefici in termini di salvaguardia della salute.

Da considerare inoltre che “Allo stato attuale delle conoscenze, secondo l´Organizzazione Mondiale della Sanità non e´ possibile fissare una soglia di esposizione al di sotto della quale certamente non si verificano nella popolazione degli effetti avversi sulla salute. Per questo motivo, l´OMS non fornisce un valore guida di riferimento per le particelle, ma indica delle “funzioni di rischio” per i diversi effetti sulla salute”. Per approfondire vedi il sito dell’ARPAE.

Solo due considerazioni finali.

La prima è che siamo di fronte ad un fenomeno ricorrente di inquinamento grave dell’aria che non è limitato alle grandi città. Anche le aree a parco, le aree agricole e quelle collinari o rivierasche sono interessate da un alto livello di contaminazione dell’aria. Le uniche zone risparmiate sono in alta collina e montagna e al di fuori dei centri abitati.

La seconda considerazione riguarda le soluzioni. I dati forniti dalle strutture preposte dimostrano chiaramente che gli interventi non possono limitarsi a misure emergenziali localizzate nei grandi centri. Va investito tutto il territorio regionale con politiche strutturali anche perchè polveri così sottili si spostano agevolmente dai luoghi nei quali vengono prodotte (corridoi stradali, aree industriali, centri urbanizzati grandi e piccoli) e investono perfino i territori teoricamente protetti.

A questo punto è sufficiente esaminare le misure prese finora (domeniche a piedi nelle città più grandi ecc.) per poterne ricavare un giudizio autonomo sull’efficacia ai fini di preservare la salute dei cittadini in tutta la regione.



Categorie:Dall' Emilia Romagna, I documenti, Le notizie

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