Il settimanale “l’Espresso” ha pubblicato un dosssier che elenca le “10 cose da sapere per votare informati” in occasione del referendum del 17 aprile 2016. Con il voto gli italiani devono decidere se si deve continuare a garantire le estrazioni di gas e petrolio in modo automatico oppure valutare se prorogare il permesso anche oltre la scadenza delle concessioni attuali. Il dossier elenca e fornisce argomenti e dati sui pericoli e danni causati al patrimonio marino (testimoniato fra l’altri da Greenpeace con dati forniti da istituti di ricerca pubblici), sui casi di incidenti avvenuti, sul numero di lavoratori occupati (sui quali si va da qualche migliaio alle centinaia di migliaia secondo le fonti). Mancano però i dati su quanti posti di lavoro verrebbero garantiti dalle operazioni di smantellamento che sono obbligatoriamente previste dalle concessioni.
Anche sul contributo delle piattaforme di estrazione al fabbisogno energetico il dossier fornisce dati molto diversi fra chi sostiene che una eventuale fine delle concessioni (alcune delle quali sono valide fino al 2034) metterebbe in difficoltà il nostro paese e chi – citando dati pubblici – afferma che il contributo delle piattaforme in discussione è l’1% per il petrolio e il 3% per il gas.
Da parte nostra alcune annotazioni integrative al dossier del settimanale. Non si fa riferimento ai danni della subsidenza, documentati da numerosi studi, coperti soltanto in piccola parte dalle royaltis versate alla pubblica amministrazione. La sola Regione Emilia Romagna infatti quest’anno ha dovuto stanziare 20 milioni di euro per il ripascimento delle spiagge contro alcuni milioni di euro di royaltis. Alcuni citano la presenza di “bandiere blu” come prova di qualità delle acque marine, dimenticando le modalità di concessione di questo riconoscimento in gran parte su autocertificazioni e su criteri di valutazione della qualità delle acque di balneazione basate sui “parametri microbiologici relativamente a Escherichia coli (Coliformi fecali) e Enterococchi intestinali (Streptococchi)” e cioè inerenti la carica batterica e non idrocarburi e metalli pesanti.
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