Secondo quanto pubblicato da Greenreport, “le dimissioni del direttore finanziario di Edf, in disaccordo con il presidente Jean-Bernard Lévy sulla costruzione di due reattori nucleari in Inghilterra, fanno sprofondare il gigante nucleare francese in una crisi ancora più nera di quanto facessero pensare le denunce delle associazioni ambientaliste francesi e i conti in rosso”.
Tutto comincia nel 2009, quando Edf investe 16 miliardi di euro per acquistare British Energy, diventando il primo operatore energetico della Gran Bretagna, dove gestisce 15 dei 16 reattori in 8 centrali nucleari.
Nel 2013 Edf annuncia il progetto per costruire a Hinkley Point due EPR come quelli che, insieme all’altro colosso nucleare francese, Areva, sta costruendo a Flamanville in Francia, e a Olkiluoto in Finlandia e che sono gravati da enormi sovracosti e ritardi e da continui incidenti. Poco si sa invece di come stia andando con gli EPR Taishan 1 e 2 che EDF sta costruendo in Cina insieme alla China general nuclear, se non che il governo cinese ha messo tutto in standby.
Gli EPR di Hinkley Point sono stati confermati anche nel recente vertice franco-britannico, nel bel mezzo di una crisi finanziaria che ha travolto Areva, che ha deciso di non partecipare più con la quota del 10% ed Edf, detenuta all’84,5% dallo Stato francese, ha dovuto acquistare quote di Areva, anch’essa partecipata dallo Stato.
Il problema è che Edf ha un indebitamento per 37,4 miliardi e che deve investire più di 50 miliardi per prolungare la vita delle vetuste centrali nucleari francesi, per questo Piquemal , appoggiato dai sindacati, chiedeva di rinviare almeno di 3 anni l’avvio dei lavori degli EPR di Hinkley Point che, solo di costruzione costeranno più di 24 miliardi di euro, 16 miliardi a carico di Edf e 8 dei soci cinesi. Lévy e il governo francese volevano proseguire subito in in questa disastrosa avventura e Piquemal si è fatto da parte mettendo ulteriormente a nudo le crepe di quello che fu l’invincibile ed “economico” nucleare francese che Nicolas Sarkozy era riuscito a sbolognare a Silvio Berlusconi e dal quale ci ha salvato solo il referendum.
E’ quello che Greenpeace France definisce «La prova dell’abbandono industriale di Edf e dell’impasse finanziario al quale porta la strategia della testardaggine nucleare». Secondo gli ambientalisti la strategia energetica francese è un disastro: «Ogni giorno ci sono un mucchio di nuovi annunci e di coups de théâtre che testimoniano l’impasse economico nel quale Edf sprofonda da settimane. Nel dicembre 2015, la compagnia elettrica è semplicemente uscita dal CAC 40, tanto i mercati sono diventati malfidati di fronte alla sua strategia economica. Bisogna dire che il titolo subisce una caduta continua da anni: dal 2008, il valore di un’azione Edf è stato diviso per 8,5, passando da 86 € à 10 €: una perdita di valore di più di 136 miliardi in 7 anni. Solo nelle ultime 3 settimane, lo Stato (azionista all’84,5%) ha perso 600 milioni di euro. Una bella riuscita in materia di gestione economica».
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