All’indomani della BIT? Una occasione per fare il punto in vista della prossima stagione turistica.

102_1283La BIT anche se non più all’altezza dei bei tempi rappresenta un momento nel quale fare un po’ il punto. Fra un mese, con la Pasqua precoce si vedranno le prime aperture della nuova stagione. In queste settimane gli operatori stanno spolverando i computer, aggiornando i programmi di posta intasati da mesi di stasi e di meritata vacanza. E’ il tempo dei migliori auspici e delle promesse di tour operator, agenzie di viaggi e della miriade di soggetti che svernano all’ombra degli impegni e delle fatiche degli operatori. E’ anche il periodo in cui assessori al turismo e sindaci si affannano a promettere ancora una volta che “quest’anno sarà la volta buona per risolvere tutto” e sanare anni di attese, facendo dimenticare che ciò che si chiede alle istituzioni non è di inventarsi una capacità – che i più non hanno – di fare promozione alle strutture ponendosi a caccia di premi e di riconoscimenti. Troppo spesso non se ne conosce la serietà e ci si trova a fronte di strumenti di Green Washing termine inglese per dire che si cerca di far credere di avere fatto molto mentre ci si limitati a dare una pennellata di verde all’esistente). La funzione primaria che si richiede alle istituzioni è quello di fare meglio il proprio mestiere operando su tutela del territorio qualificazione dell’accoglienza, dell’ambiente, dei servizi e della sicurezza. Questi aspetti sono emersi anche nel dibattito sorto in occasione della BIT allorchè gli operatori del turismo hanno dichiarato di credere nella ripresa del settore, anche con riferimento alla situazione di grave incertezza di alcune destinazioni turistiche dell’area del Mediterraneo, ma di non contare sul governo. La lettura di un nota apparsa su “Il Fatto Quotidiano” fornisce uno spaccato dei giudizi degli operatori. “Ci crediamo – riferisce qualcuno – non perché lo dice il ministro, ma perché facciamo sacrifici tutti i giorni“. Tra i problemi più gravi viene citata la mancanza e lo stato delle infrastrutture che mancano perfino della manutenzione ordinaria, da non confondere quindi con la corsa alle grandi opere: anzi. “Da me c’è una strada interrotta da dieci anni, i turisti si perdono”, si lamenta un’albergatrice. Nel 2015, secondo Federalberghi, le presenze in albergo sono aumentate del 3,6%, ma l’occupazione del comparto è calata dello 0,7%. “Per recuperare il terreno perduto negli anni precedenti ci vorrà almeno un lustro di risultati col segno positivo”, ha commentato il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. E alla Bit c’è chi sottolinea i danni che la crisi ha inflitto al settore: “Ha abbassato il nostro livello di qualità di servizio, è stato un duro colpo per le strutture ricettive e la ristorazione”, E come si sa l’Italia non può competere sui prezzi ma soltanto sulla qualità territoriale e dei servizi.



Categorie:I documenti, Le notizie

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