Ognuno di noi ci avrà fatto attenzione: in ogni città ci sono momenti della giornata in cui si concentrano gli spostamenti di funzionari, impiegati e studenti su treni, autobus e mezzi privati. Iniziano lezioni, si aprono uffici, cominciano riunioni e eventi di vario genere. Ci sono altri momenti – magari dopo 30/40 minuti – nei quali inizia un periodo di stasi. Ci sono periodi nei quali servirebbero più bus, più treni e più automobili, altri nei quali i mezzi viaggiano semivuoti, oppure restano fermi in parcheggi e gli addetti restano in servizio. Forse servirebbero meno mezzi di trasporto con un uso più organizzato. I piani della mobilità, nei territori nei quali sono stati fattio, e la stessa programmazione autostradale, hanno sempre puntato sulla soddisfazione del fabbisogno di mobilità nei momenti di punta e sulla disincentivazione all’uso dei centri storici. Si è agito sui divieti e agendo sulle tariffe di sosta. Ma perchè l’uso della città non può essere regolato, se non con divieti e contravvenzioni? Ad esempio, per cominciare, in almeno nelle 30 città dell’EmiliaRomagna, le più popolose e trafficate della regione, si potrebbero adottare piani degli orari per l’uso della città e dei mezzi di trasporto. Si può iniziare da subito con orari differenziati per l’inizio delle lezioni nelle scuole superiori, per l’apertura di negozi e di uffici pubblici. Lo scopo? Realizzare momenti di regolazione con una migliore distribuzione del carico di traffico, sulla viabilità e sui mezzi collettivi, nelle ore di punta. Forse, invece di bus e treni stracarichi in alcune fascie orarie, e semivuoti in altri periodi della giornata, si faciliterebbe un miglior uso dei servizi di trasporto riducendo i disagi dei cittadini, i costi e i tempi morti dovuti alle congestioni stradali.
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