Un’altra pagina triste nella promozione turistica italiana. Tutti i dipendenti dell’ENIT hanno scelto un posto nella pubblica amministrazione. TTG Italia con un articolo firmato dal Direttore Remo Vangelista e da Cristina Peroglio – ripreso e rilanciato anche da alcuni quotidiani – ha rivelato la clamorosa svolta dell’Agenzia Nazionale per il Turismo. Infatti si legge che “I dipendenti, messi di fronte alla scelta se rimanere all’interno della pubblica amministrazione, attendendo la ricollocazione in altri dipartimenti o in altri uffici a diversi livelli, oppure accettare un inquadramento diverso restando all’interno di Enit, non hanno avuto dubbi. La totalità di loro ha scelto di lasciare Enit”.
La trasformazione di ENIT in agenzia era stata annunciata come l’inizio di una strategia di rilancio della promozione turistica italiana che latita da molto tempo. Nonostante gli appelli dei vari “ministri del turismo” a confluire in un’azione di carattere nazionale, negli ultimi decenni la promozione dell’Italia sul mercato turistico è stata di fatto lasciata all’iniziativa locale. Si è visto un pullulare di iniziative di singole agenzie locali e regionali, di amministrazioni di tutti i livelli istituzionali spesso preda di faccendieri che promettono agganci e grandi possibilità di promozione e risultati mirabolanti. Il mercato turistico è quindi al tempo stesso globalizzato e polverizzato con grande sperpero di denaro pubblico (e privato) ma scarsi risultati. In assenza di iniziative promozionali credibili si rafforza il frastuono mediatico delle agenzie online che mettono tutto sullo stesso piano e azzerano le differenze e particolarità dei vari territori agendo esclusivamente sui prezzi. Di fronte all’assenza di proposte affidabili che meritino la fiducia del consumatore (sia gli operatori che i clienti) si rifugiano ovviamente nella propensione al “fai da te” con ricorso all’esperienza diretta, come certificano da tempo sondaggi e ricerche di mercato.
In un periodo cruciale come questo per la promozione della prossima stagione estiva ci si trova ancora una volta in “braghe di tela”. Tra l’altro – come annota TTG Italia – l’uscita dei dipendenti di ENIT con la scelta del posto sicuro “non è stata una scelta vera e propria” in quanto la proposta privatistica di fatto non c’è ancora stata”. Dato che “nessuno sa nulla né del tipo di contratto che sarà riservato ai nuovi dipendenti Enit, né del livello di inquadramento né tanto meno dello stipendio che toccherà ad ognuno di loro. Si capisce allora perchè “dirigenti e dipendenti dopo 20 o 30 anni di carriera, hanno lasciato la palla e sono in attesa di essere dislocati in altre pubbliche amministrazioni. Non solo: pare che il ricorso presentato nei confronti della trasformazione in ente pubblico privato verrà esteso anche alla delibera che fissava le modalità di scelta tra i due contratti, contestando quindi la procedura stessa dell’opzione proposta”.
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