Perchè non trasformare il “Baccanale” di Imola in uno strumento di promozione turistica della Valle del Santerno (e di Firenzuola, Castel del Rio, Fontanelice, Borgo Tossignano, Casalfiumanese)?

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Panorama del Santerno dalla Chiesa di Gaggio

L’uovo è al centro delle iniziative del Baccanale 2015 la rassegna gastronomica di Imola. Novembre è zeppo di incontri e di iniziative e ha visto menu a tema in 44 ristoranti, 22 giorni di incontri ed eventi, come elenca lo speciale di Imola Notizie.
Come in tutte le manifestazioni che si rispettano anche in questa occasione non sono mancate le premiazioni. In questo caso il premiato è Massimo Bottura, cuoco dell’Osteria Francescana di Modena, al vertice delle classifiche mondiali. I premianti sono il sindaco Daniele Manca e l’assessore Elisabetta Marchetti. Il premio è il “Garganello d’Oro” per la promozione della cultura del cibo.
La motivazione è “l’importante opera di divulgazione della cucina italiana d’eccellenza all’estero e la geniale creatività nella rielaborazione di piatti e materie prime tradizionali”.
L’iniziativa per la verità si vanta di essere centrata su Imola (e dintorni) anche se forse anche in questo caso i dintorni sembrano giocare un ruolo piuttosto marginale.
Gli imolesi ad ogni fine settimana sciamano più che mai in auto (e molti in bici) verso la montagna frequentando i piccoli centri (e le loro offerte). Anche questa circostanza significa che evidentemente ci si trova di fronte a destinazioni di grande interesse che possono interessare anche a turisti provenienti da più lontano e che meritano quindi maggiore attenzione anche in quanto possibili destinazioni da promuovere a più largo raggio.

102_1475Firenzuola
Il turista che scopre questa realtà percorrendo da monte, fin dai passi appenninici della Raticosa, del Giogo e della Futa, arriva alla splendida Firenzuola con i portici di impronta medioevale e la Rocca che ospita il municipio. Degno di una visita anche il mercato settimanale centro di attrazione per tutta l’area che gravita a questo centro che fa parte della cosiddetta Romagna Toscana i cui primi abitanti furono i Liguri Magelli e gli Umbri. In epoca romana repubblicana fu costruita una strada che attraversava l’Appennino. Un tratto di essa seguiva il crinale dei monti che dominano la conca di Firenzuola, ad un’altezza anche superiore agli 800 metri: la Via Flaminia militare.

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La strada romana: un tratto del tracciato nei pressi del cimitero militare tedesco del passo della Futa.

In epoca imperiale la strada romana cadde in stato di abbandono. Tra i numerosi punti di sosta e di presidio, alcuni divennero castra. Il più antico di essi fu il “castello di Castro” (oggi Castro San Martino)
Fu nel Medioevo che la Repubblica di Firenze decise di fondare un centro abitato nella conca. Nel 1306 il Comune fiorentino decise di fondare una nuova civitas per limitare il potere della famiglia ghibellina degli Ubaldini, feudatari nella zona degli Appennini settentrionali tra il Mugello e le valli del Santerno e del Senio. La costruzione del castello di Castrum Florentiole, ebbe inizio nel 1332.
La data di fondazione del castello è documentata in una carta rogata che reca la data del 28 aprile 1373.
Verso Casetta di Tiara e la Valle dell’Inferno.
Scendendo a valle, nei pressi delle cave della Pietra Serena, si incontra sulla destra il bivio per la Casetta di Tiara (frazione di Palazzuolo sul Senio nella Valle del Santerno) e la Valle dell’Inferno (da cui un sentiero boscoso porta alla Badia di Moscheta). Tornando sulla Montanara, sulla sinistra – prima di arrivare al confine con l’Emilia Romagna – da notare il paese abbandonato di Castiglioncello. Si arriva poi a Moraduccio, diviso in due da quando ricopriva il ruolo antico di dogana fra lo Stato della Chiesa e il Granducato Ducato di Toscana.

Castel del Rio
Dopo Valsalva ci aspetta Castel del Rio che pur situato sulla sinistra del fiume faceva parte dello Stato della Chiesa (Legazione di Ravenna poi divenuta provincia con l’Unità d’Italia) e passata dopo qualche decennio alla Provincia di Bologna nel periodo che vide anche la conclusione dei lavori per la realizzazione della Strada “Montanara”.
Il consiglio è quello di arrivare “a Castello” percorrendo da Valsalva l’antica strada che collegava i paesi della valle. Si viaggia a mezza costa sfiorando i ruderi dell’Antico Castello Alidosi dal quale si può ammirare l’abitato moderno in tutta la sua bellezza e, scendendo in riva al fiume, si può ammirare l’antico Ponte Alidosi da poco restaurato, la piazza principale e il Castello incompiuto che ospita il Museo della Guerra.

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Vista di Castel del Rio dall’antica strada che porta anche ai ruderi dell’antico Castello Alidosi.

L’itinerario è suggestivo ed ha costituito nei secoli l’unica via di collegamento della Valle del Santerno. Oltre che per il transito di mercanti e contadini che – fino alla tribolata costruzione del ponte – dovevano “guadare” il Rio di Gaggio spesso con carri trainati dai buoi, più tardi il percorso fu utilizzato (di notte per ovvie ragioni) da giovani (e meno giovani) che dalle località di pianura salivano verso le sedi della 36a Brigata Garibaldi sull’Appennino.

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Le prese dell’acqua dell’antico mulino sul rio di Gaggio a monte della confluenza nel Fiume Santerno.

Il guado è ancora oggi di grande interesse e con esso i ruderi di un antico mulino  del quale recentemente sono state riportate alla luce le prese d’acqua), indi si arriva a Fontanelice (abbreviato in “Fontana”), che diede i natali a Giuseppe Mengoni, progettista della Galleria Vittorio Emanuele di Milano (Piazza del Duomo). Da visitare l’omonimo museo e “da frequentare” come fanno già in tanti a pasquetta “la sagra della piè fritta” e la sera del 10 agosto per San Lorenzo i “calici di stelle” dei migliori vini del territorio. Un tempo iniziava da qui una linea ferroviaria che collegava questo piccolo centro con Imola sostituita poi con autobus negli anni del boom del trasporto su gomma.

Borgo Tossignano
Ancora qualche chilometro ed ecco l’incontro con la Vena del Gesso a “Borgo” e più su a Tossignano – località che diede i natali ad un papa (Giovanni X) circa mille anni fa – e da qui ad una stradina prediletta da escursionisti in bike che fiancheggiando il parco regionale porta a Campiuno e al castagneto più in basso di tutto l’Appennino. Proseguendo una strada sterrata, non sempre percorribile, porta alla località di Monte Battagliola sul crinale della vena, ove sorge Cà Budrio. Proseguendo si arriva invece al bivio fra Casola Valsenio e Borgo Rivola località in Provincia di Ravenna nella Valle del Senio.

Sulla strada per Imola

Se si prosegue sulla Strada Montanara si arriva a Casalfiumanese, vera e propria enclave bolognese anche durante la dominazione pontificia, durante la quale gli altri centri della valle del Santerno (Imola compresa) erano compresi nella legazione Ravennate. Attualmente lo sviluppo industriale ha spostato le principali attività nell’area tra la provinciale e il fiume ma il vecchio centro conserva fascino e vestigia del passato. Affascinante anche la parte montagnosa e vagamente alpina che offre paesaggi aspri insoliti per un’area che si trova a poco più di 10 km dalla Via Emilia. Se si sceglie invece di percorrere l’antica strada che corre fra la destra idrografica del fiume e i calanchi che contrassegnano in confine con la Provincia di Ravenna, si tocca l’abitato di Codrignano e poi si viaggia a margine di graziose villette fino all’area che si divide fra l’autodromo e il parco delle acque minerali.

Ed ora una domanda…..
Si potrebbero elencare tante altre ragioni a sostegno di una domanda che a questo punto è d’obbligo ma forse può bastare quanto indicato. La domanda che viene spontanea è: ma perché pur in presenza di tante opportunità di valorizzazione intelligente di quanto il territorio di Imola (e soprattutto i suoi dintorni) offre in termini di bellezza, paesaggi, natura, cultura, storia, enogastronomia, turismo, ospitalità e quindi, economia e occupazione non si usa un’iniziativa come il “Baccanale” per presentare il territorio e le sue particolarità?
Come dire… si potrebbe usare lo stesso metro di una pregevole iniziativa che vede Imola mettere in mostra i prodotti del territorio. Si tratta del mercato settimanale dove i produttori di frutta, verdura, latticini etc. a chilometro zero (o poco più) offrono i loro prodotti.

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E’ importante che ci si sia dotati di uno strumento per fornire ai cittadini imolesi prodotti freschi dei quali si conosce la qualità, la zona di provenienza e il nome dei produttori. Ma non si può provare a trasformare una iniziativa un po’ stanca come il “Baccanale” in una vera e propria iniziativa di promozione turistica di tutto il territorio della Valle del Santerno?



Categorie:Dall' Emilia Romagna, Le notizie, Le opinioni

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