E’ tempo di escursioni in montagna. L’Appennino anche in questo campo sorprende e offre quanto di meglio a chi ha voglia di camminare, scoprire quanto è bella l’Italia, il suo paesaggio e le opportunità lasciate dal fascino della sua storia.
Può ad esempio arrivare in ognuno di noi l’idea di percorrere per la nostra prima volta alcuni sentieri segnati dal CAI nei pressi di Castel dell’Alpi e del suo bel lago – nel comune di San Benedetto Val di Sambro, nel territorio dell’Area Metropolitana Bolognese – e imbattersi in un paio di cartelli stradali che indicano la presenza di una strada romana. Una delle caratteristiche fondamentali di tutti i camminatori – curiosi e in grado di osservare bene grazie al passo lento – è il piacere di scoprire qualcosa di cui non avevano mai sentito parlare, che invece altre migliaia di persone hanno scoperto prima di loro. E’ infatti ormai assodato che i turisti veri non amano viaggiare intruppati. Gli stessi organizzatori di viaggio hanno realizzato che devono preparare programmi personalizzabili. I tanti turisti italiani e stranieri che – nonostante la crisi – affollano le spiagge italiane, preferiscono infatti avventurarsi individualmente o in piccoli gruppi verso i borghi dell’interno e sui sentieri di collina e montagna per avere il piacere della scoperta e qualcosa da raccontare di nuovo e originale una volta tornati sotto gli ombrelloni o a casa propria.
Questa la sensazione che ha pervaso chi si è trovato di fronte a cartelli un po’ particolari e diversi dalle consuete segnalazioni di beni culturali e naturalistici. Segnalano la presenza di un reperto archeologico in cima all’Appennino nei pressi del Passo della Futa. Chi vuole saperne di più può chiedere al ristorante del Passo della Futa, a poca distanza dal Cimitero Militare Tedesco – che ospita caduti della seconda guerra mondiale. Ci si sentirà confermare che “si tratta di una strada romana risalente al tempi della colonizzazione della Pianura Padana che portava da Bologna a Fiesole”. Anche se non ci fa piacere, il ristoratore ci racconterà che la strada romana è percorsa da molti anni da escursionisti che arrivano in maggioranza dall’estero, in particolare dall’Olanda, e sa benissimo dove andare essendo dotati di carte. I veri scopritori della “Flaminia Militare” – oltre 30 anni fa – sono stati due archeologi dilettanti che – nonostante i pareri negativi di alcuni “baroni “ dell’Università – hanno insistito a scavare fino a “scoprire”, nel senso letterario della parola un tratto di “basolato” che presenta tutte le caratteristiche di una strada consolare romana. Sono state trovate anche le indicazioni indicazioni circa le cave dalle quali sono state prelevate, oltre 2000 anni fa, le pietre che ancora oggi sono lì ferme a testimoniare il tempo e la storia. Una volta conosciuti i due scopritori dilettanti (un avvocato e uno scalpellino) abbiamo impiegato il nostro tempo per percorrere con piacere altri tratti di strada ben conservata e restituita alla luce. Per chi l’ha già percorsa è d’obbligo consigliare una escursione a chi vuole “scoprire” questa meraviglia dell’ingegneria romana che ha resistito al logorio del tempo proprio grazie alla natura che ha garantito nei secoli una protezione di terra, sabbia e alberi.
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