Energia da fonti “green”? O da fonti fossili? Il decreto del governo sugli incentivi alle rinnovabili taglia l’innovazione

2009_08_5_11_27_01Abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo un articolo di Francesco Ferrante. “Il 22 giugno prossimo, in preparazione della Conferenza ONU di Parigi del prossimo dicembre, il governo italiano ha convocato gli Stati Generali del Clima. Se si vuole evitare il rischio di un evento con molte e altisonanti dichiarazioni prive di qualsivoglia effetto pratico, bisognerebbe connettersi alle scelte concrete che il governo ha fatto, sta facendo e farà nei prossimi mesi. Nel campo delle politiche energetiche, sono assai lontani gli atti politici del governo Renzi da ciò che davvero servirebbe per affrontare la drammatica crisi ambientale dei cambiamenti climatici in atto (e che sarebbe utile anche a combattere la crisi economica e occupazionale da cui non siamo affatto usciti).
Ciò che è stato fatto è noto: da una parte l’attacco alle rinnovabili con lo spalmaincentivi – inutile (per l’esiguità e l’irrilevanza dei risparmi ottenuti) e dannoso (per fuga degli investitori conseguente a ogni intervento retroattivo) -, dall’altra il via libera alle trivellazioni oil&gas con il famigerato «SbloccaItalia» in ossequio alle richieste delle multinazionali fossili. Ciò che verrà fatto (il mitico Green Act) è ancora avvolto nel mistero. Ma ciò che si sta compiendo in questi giorni è davvero assai grave. Da dicembre si attende che il governo emani un decreto sugli incentivi per i nuovi impianti da fonti rinnovabili non fotovoltaiche. Ebbene la proposta che il Ministero dello Sviluppo Economico ha trasmesso ai Ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura è una tragedia che ostacolerebbe ogni sviluppo delle rinnovabili ed è, per di più, infarcita dei soliti regali alle solite lobby.
C’è una chiara e dichiarata volontà punitiva contro le rinnovabili “vere”, soprattutto se piccole, e per esempio si propone un taglio sino al 40% per il mini eolico – settore nella quale si stava finalmente sviluppando una filiera tutta “Made in Italy – e ci si dimentica della geotermia a bassa entalpia (che grazie all’innovazione tecnologica sarebbe in grado di sfruttare piccoli salti di temperatura in impianti quasi “casalinghi” da 200 kW); si azzera ogni possibilità di vedere anche in questo Paese qualche impianto eolico offshore; si ostacolano tecnologie sperimentali e dense di futuro quali la geotermia a ciclo binario e a emissioni zero, e il solare termodinamico (anche quello un brevetto italiano); si tagliano biogas e biomasse.
Quindi cosa si “salva”? Unico settore che non prevede tagli, ma che anzi si vede riconoscere il livello degli incentivi dell’età dell’oro, sono i 135 MW che si vogliono “regalare” per la riconversione degli ex zuccherifici in impianti a biomasse a filiera lunghissima (magari di importazione da paesi in via di sviluppo)! E l’altro settore che si salva è l’incenerimento dei rifiuti!
C’è da domandarsi il motivo di questo accanimento contro il futuro. E la risposta è probabilmente nel difficile presente che vivono i fossili sopravvissuti. Abbiamo assistito a uno spettacolare aumento delle rinnovabili che non sono più la nicchia, dove le si voleva confinare, perché oggi contribuiscono con oltre il 40% alla produzione nazionale di elettricità. E con questa esplosione si sta modificando in maniera radicale il modo stesso di generarla: nel 2013 si contavano 584.567 impianti di “piccola generazione”, cioè sotto al MW, per 16.612 MW di potenza e una produzione lorda di 26,2 TWh: circa il 9% del dato nazionale. Si tratta di energia quasi completamente rinnovabile – per il 98,4% della produzione e il 99,8% degli impianti. In totale la produzione lorda di energia elettrica da generazione distribuita (intesa come tutti gli impianti allacciati alle reti di distribuzione) è stata pari a 63,4 TWh, circa il 21,9% dell’intera produzione nazionale. Si sta quindi cambiando il paradigma energetico su cui si era fondato tutto lo sviluppo dalla rivoluzione industriale in poi: non più grandi centrali termoelettriche alimentate dai fossili ma piccoli impianti da rinnovabili con il conseguente necessario adeguamento della rete che deve diventare rapidamente più smart. Ma contro questa innovazione si battono “conservatori” e governo, che sino adesso ha scelto di sostenere questi “fossili” contro l’innovazione. Così non si prepara Parigi ma si schiera il nostro Paese nella retroguardia d’Europa.



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