Ormai tutti parlano di EXPO. A proposito e anche a sproposito. Soprattutto in TV e negli incontri ufficiali. Gli si assegna un ruolo salvifico di tutti i problemi dell’Italia, dell’Europa e del Mondo Intero. Europaviva21 ha deciso di ripubblicare un tervento di Carlin Petrini, in occasione dell’inizio dei lavori per la “Carta di Milano”, che fotografa i problemi dell’alimentazione e del legame con l’agricoltura.
“Expo non dovrà concentrarsi soltanto sui milioni di turisti di cui è previsto l’arrivo – dice il fondatore di slow food e terra madre – ma soprattutto sulle condizioni attuali dei contadini e dell’agricoltura rurale, che dovranno rimanere tra i temi centrali promessi per lo svolgimento della manifestazione.
I contadini – ha detto – vivono in condizioni di sofferenza in Africa a causa del “land grabbing” che distrugge le vite di migliaia di agricoltori. La battaglia del Made in Italy è sacrosanta, ma dobbiamo aprire gli occhi al mondo, ha sottolineato Petrini, che ha aggiunto: “Vorrei un’Expo più sobria, meno attenta ai grandi padiglioni, alla grande kermesse, ma che abbia anche il coraggio di dire le cose come stanno, che si apra ai contadini. Che accolga a braccia aperte anche gli umili, i poveri, perché loro più di altri hanno il diritto di venire all’Expo. E allora mi auguro che con un colpo di reni le persone che sono a questi tavoli facciano in modo che i prossimi giorni siano di confronto e di dialettica. Facciamola finita con questa separazione tra scienza ufficiale e saperi tradizionali: solo con il dialogo supereremo le divisioni e costruiremo una prospettiva condivisa che ci farà uscire da questa situazione”.
Una maggiore sostenibilità passerà forse proprio dalla fine della separazione tra scienza ufficiale e saperi tradizionali: solo con il dialogo supereremo le divisioni e costruiremo una prospettiva condivisa che ci farà uscire da questa situazione, secondo le parole di Petrini. “Se non si cambia il sistema, ben difficilmente consegneremo alle prossime generazioni una speranza di vita degna. Quindi, che la Carta di Milano non sia un mero documento, ma un vero inizio”.
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