GRANDI OPERE: “La grande abbuffata comincia dalla ghiaia” – Dopo le accuse della Procura di Firenze che coinvolgono anche la Cispadana “sarebbe opportuno un ripensamento”.

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Un articolo del settembre 2009 durante una delle tante vicende che hanno interessato una grande opera progettata fin da 2001 sotto la spinta dei “soliti noti”.

Nei giorni scorsi – dopo le notizie sull’inchiesta della Procura di Firenze sulle grandi opere – è apparsa una presa di posizione del circolo di Legambiente che opera nell’area delle cave modenesi riferita al progetto dell’autostrada regionale Cispadana facendo notare che “dei 4 milioni di mc. di ghiaia previsti nel 2006 ora ne servono 15 milioni. Un progetto che secondo Legambiente “sta facendo lievitare i suoi costi ogni giorno che passa”. L’associazione ambientalista chiede perciò alla luce dell’inchiesta toscana (e non solo) di riprendere in mano gli iter progettuali e le valutazioni costi benefici fatte finora e ripartire da zero.
“Basterebbero i numeri – reca la nota – per far comprendere come grandi opere di pubblica utilità possano trasformarsi in abbuffate pantagrueliche per costruttori, cavatori, speculatori, politici e tecnici corrotti. Numeri che lievitano vertiginosamente in pochi anni, accompagnati da relazioni tecniche spesso discutibili e poco trasparenti che sembrano giustificare un “doping contabile” finalizzato a creare un tesoretto che metta insieme tutto e tutti.
Si comincia dalla materia prima, la ghiaia, l’oro grigio della colata di cemento che inonda i nostri territori. L’autostrada Cispadana, dovrebbe assorbire, da sola, ben 15 milioni di metri cubi di ghiaia. Se si considerano i 4 milioni di metri cubi di ghiaia inizialmente previsti dalla Provincia nel giugno 2006 (Conferenza di Pianificazione del PIAE) il fabbisogno di ghiaia è praticamente triplicato in appena tre anni esibendo dati e procedure di stima poco dettagliate e difficilmente verificabili. La riconfigurazione della Cispadana da tangenziale ad autostrada ha fatto lievitare in modo enorme, non solo i costi, ma anche il consumo di suolo di vere e proprie “aree di sacrificio” comprendenti i Comuni di San Cesario, Castelfranco, Savignano e Spilamberto.
La tangenziale al servizio dei Comuni della Bassa, già completata in alcuni tratti, è ormai superata, spazzata via da smisurate previsioni di traffico. Ancora una volta, le cifre lievitano, oltre 1 milione e 500 mila veicoli al mese, andando a legittimare l’esigenza di un’autostrada a pedaggio che importi traffico dall’Europa. Più auto, quindi più entrate per i privati che prima costruiscono e poi incasseranno con i pedaggi. E poco importa della perdita irreversibile di terreni agricoli, dell’inquinamento, della svalutazione degli immobili, che accomunerà le popolazioni attraversate dalla Cispadana a quelle delle “aree di sacrificio” dove si scaverà la ghiaia. Anche alla luce di quanto emerso dalle indagini della Procura di Firenze – conclude la nota apparsa su Modena Today- sarebbe il caso di ripensare all’opportunità della grande opera, studiando magari soluzioni di trasporto alternative oppure meno impattanti sull’ambiente e sull’aria che respiriamo. A meno che, quel che conta non sia tanto il bene comune, quanto piuttosto “la grande abbuffata”: titolo di un film degli anni 70, dove i protagonisti, chiusi nel loro mondo, mangiando fino alla morte, decidono di suicidarsi.

Fonte: Modena Today



Categorie:Dall' Emilia Romagna, Le opinioni

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