Un giorno alla BIT di Milano per un convegno importante sulla “seconda ondata” del turismo cinese. C’era molto da imparare. All’inizio una dotta relazione alla quale sono seguiti i contributi degli interventi programmati. Un esperto ha spiegato che il turista cinese che fa shopping (non tutti lo fanno) sceglie gli articoli del made in Italy che in Italia costano meno che in Cina e non roba clonata perchè quella la fabbricano loro e non ha un gran senso fare migliaia di km quando si può comprare a casa a un prezzo minore.
Poi è stata la volta di un esperto di social network, internet, newsletter che ha avuto cura di informarci che non è il caso di porci il problema di comunicare con il possibile turista. Infatti è impossibile interagire con gli “internettari” di quel paese per le note restrizioni governative. La garanzia che pochi potrebbero farlo è data dall’assenza dal mercato cinese dei sistemi informatici presenti nel resto del mondo. Là internet è contenuto in un contenitore specifico che rappresenta il 40% del digitale, che è composto da 600 milioni di individui molto giovani, ma non comunica con il restante 60% rappresentato da quasi tutti quelli che vorrebbero interagire con loro.
Un terzo esperto, di nazionalità cinese, ha spiegato le particolarità del mercato turistico cinese viste da quello che si è rivelato un importante esponente del settore dei viaggi verso l’Europa. A questo proposito abbiamo appreso che la famiglia cinese per la sua prima vacanza sceglie rigorosamente una destinazione nazionale, spesso una località marina. In seguito, coloro che si spostano all’estero per vacanza, si recheranno in un paese asiatico (Corea, Giappone, Indonesia ecc.). Solo nella terza fase sono possibili anche viaggi nel continente europeo, comunque come seconda scelta dopo l’America. Questi viaggi sono organizzati esclusivamente da Tour Operator cinesi che programmano tutto e gestiscono direttamente anche le escursioni e visite. Fa eccezione l’Italia dove per le spiegazioni è obbligatorio dotarsi di una guida italiana. Generalmente – ha continuato l’esperto – ai cinesi non interessa molto come si dorme (e quasi per nulla come si mangia). Infine i presenti nella sala gremita sono stati informati circa l’itinerario e i programmi standard che vengono preparati. La visita standard che comprende l’Italia è in realtà una parte del programma “Mediterraneo” che dedica al “Belpaese” due giorni interi. Il primo giorno visita a Firenze e Roma, il secondo Napoli, Pompei, Sorrento, Capri e Salerno. Domanda: Come mai così poco tempo per l’Italia? Risposta: ai cinesi non importa davvero vedere. A loro importa fare la foto e poter dire: “anch’io sono stato lì”.
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