C’è di che essere colpiti (negativamente) dalle prese di posizione di CGIL e CNA a favore della realizzazione del passante autostradale di Bologna, che arriva quando sembra prendere quota – anche fra i sindaci – un ripensamento sulla decisione di procedere alla costruzione di un’opera che vede pesanti osservazioni di merito espresse anche dalla Società Autostrade fin dal 2013 con un documento noto a tutte le istituzioni interessate.
Queste posizioni arrivano mentre il presidente dell’autorità anticorruzione comunica al Governo Nazionale la sua preocccupazione per alcune norme del Decreto “Sblocca Italia” che puntano a eludere l’obbligo della gara pubblica prevista dalla normativa europea sugli appalti. La stessa osservazione fatta all’accordo del 29 luglio, da numerosi appelli alla Commissione Europea, sui quali sono in atto accertamenti.
Da tenere presente ancora quanto è emerso dalle inchieste della magistratura della Regione Emilia Romagna, che scoperchia un mondo colluso con la criminalità organizzata legato a filo doppio al ciclo del cemento e alle grandi opere finanziate con denaro pubblico.
Chiunque metta in fila questi elementi ha il dovere di chiedersi perchè la più grande organizzazione sindacale dei lavori dipendenti e una confederazione che raccoglie soprattutto piccole e medie imprese hanno deciso di esprimere proprio ora le posizioni apparse sui giornali nei giorni scorsi.
C’è da chiedersi quali siano le motivazioni e se CGIL e CNA hanno riflettuto abbastanza sul dato che le grandi opere (spesso inutili e dannose) si sono dimostrate ormai il veicolo principale per la corruzione e l’ingresso della criminalità organizzata nel tessuto economico della regione. E’giusto favorire l’incremento delle occasioni di lavoro per le aziende e i loro dipendenti colpiti dalla più grave crisi dell’edilizia che questa regionale abbia mai conosciuto. Si chiedano inoltre se la natura di organizzazioni autonome e indipendenti non imponga loro di dare priorità assoluta a questioni fondamentali quali la messa in sicurezza e la manutenzione della rete fluviale e del territorio, della viabilità ordinaria, delle abitazioni civili, degli edifici pubblici e delle scuole e inoltre all’innovazione tecnologica ed energetica. Chi ha bisogno di occasioni di lavoro per un settore disastrato come quello delle costruzioni non può sottovalutare che gran parte delle opere di manutenzione estremamente necessarie sono ad alto impiego di manodopera specializzata e qualificata da parte di piccole e medie imprese. Infatti richiedono – fra manodopera edilizia e indotto – intorno al 70/80 % del prezzo (più del doppio di quanta ne produce la realizzazione di un’autostrada) .
Quella della manutenzione è una questione sulla quale c’è abbondanza di parole ma scarsità di fatti da parte delle istituzioni nazionali, regionali e locali. Non sarebbe meglio, e più aderente agli obiettivi dichiarati di queste organizzazioni, intestarsi queste rivendicazioni piuttosto che correre concretamente il rischio di diventare soggetti di complemento a favore di quanto di peggio si continua a proporre da decenni da parte di uno schieramento politico abbarbicato al passato.
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