Luigi Rambelli, presidente di Legambiente Turismo
La sostenibilità del turismo è ormai legata strettamente all’obiettivo di un turismo economicamente valido e capace di guardare al futuro. Questo è l’elemento centrale che, valorizzando il pensiero ambientalista, prende finalmente atto dell’ambiente come risorsa scarsa e ne riconosce il diretto valore economico. Ciò corrisponde pienamente anche agli obiettivi chiave della Strategia UE per lo sviluppo sostenibile (prosperità economica, equità e coesione sociale e tutela dell’ambiente), che hanno fatto da sfondo ai lavori dell’ultimo forum europeo del turismo 2007 in Portogallo, dove è stata presentata anche l’Agenda per un turismo europeo sostenibile e competitivo (COM 2007 621).
Al di là delle diverse definizioni di turismo sostenibile e responsabile, è dunque necessario passare da “turismo sostenibile” a “sostenibilità nel turismo”. Gli obiettivi di Legambiente – mediante l’azione di Legambiente Turismo -non mirano infatti a costruire una nicchia di strutture ricettive (o destinazioni turistiche) “sostenibili” che si “specchino nelle verità rivelate dell’associazionismo”, ma puntano piuttosto ad indicare il percorso del turismo durevole (anche perché competitivo) come via del futuro verso la tutela dell’ambiente, il successo economico e una migliore qualità della vita.
L’ambiente e la vivibilità -con la tutela del territorio, del paesaggio, della cultura, della qualità del cibo e della sua tipicità, delle tradizioni e della propria storia -sono ormai obiettivi prioritari di una nuova fase del turismo che ritorna alla sua natura primigenia di attività di scoperta. Questo è ormai dimostrato dalla maggior parte delle ricerche di mercato ed è anche visibile negli andamenti delle attività di viaggio verso la destinazione Europa. La stessa Unione Europea ha efficacemente sintetizzato a più riprese questi concetti, affermando che la caratteristica primaria della città turistica è quella di essere vivibile per i residenti e riconoscendo nella preziosità del patrimonio culturale e naturale europeo un indiscutibile elemento distintivo e di vantaggio competitivo.
Per reggere il passo con il mercato, il settore turistico e/o dell’ospitalità deve alleggerire il proprio impatto ambientale e sociale sul territorio e sulle risorse naturali e deve conciliarsi con le altre attività del territorio quali l’agricoltura e la tutela della biodiversità, l’artigianato locale, avvalendosi anzi del loro apporto e superando la logica del “villaggio per turisti” avulso dalla realtà locale per essere davvero risorsa utile al territorio. Per affrontare questi cambiamenti e guardare con maggiore fiducia al futuro, è necessario in primo luogo agire per tutelare il territorio e le risorse naturali, inserendo innovazioni considerevoli.
Innanzitutto, è necessario procedere al blocco del consumo di suolo anche per scopi turistici (recuperando e riqualificando il tanto già esistente); si devono tutelare i valori come il patrimonio culturale e l’identità locale, si deve puntare ad un uso razionale dell’energia e alla produzione da fonti rinnovabili, perseguendo la sicurezza e la qualità del cibo e vigilando contro le contaminazioni nocive dell’ambiente e delle acque.
I fattori della sostenibilità delle destinazioni sono in primo luogo: la tutela ambientale, la salvaguardia del patrimonio storico testimoniale, la valorizzazione dell’identità territoriale, l’evidenziazione delle caratteristiche peculiari delle località, la presenza di sistemi efficienti di trasporto e mobilità, la capacità di fare ospitalità attraverso un’offerta di maggior comfort e qualità ambientale di aria, suolo e acque.
L’etichetta ecologica di Legambiente Turismo per la ricettività
Anche per le strutture ricettive, la sostenibilità è un fattore competitivo di mercato e quindi un fattore economico importante che fa parte della sostenibilità della località. Per alleggerire il carico ul territorio, ridurre gli impatti ambientali e favorire vacanze più consapevoli e ricche di qualità e comfort, è quindi necessario qualificare le strutture ricettive e turistiche. Questo salto di qualità avviene tuttavia solo se gli operatori locali e i turisti sono coinvolti in una scelta duratura e consapevole, che vada la mera ricerca d’immagine, ma metta in pratica misure concrete per migliorano la gestione e il comfort, la capacità di accoglienza e la tutela della propria identità. Le iniziative per rendere il settore dell’ospitalità sostenibile, confortevole ed economicamente valido, devono puntare alla consapevolezza e alla partecipazione effettiva degli imprenditori e dei loro dipendenti evitando standardizzazione e centralismi, soprattutto in considerazione della fortissima percentuale di piccole e piccolissime imprese che costituiscono la vera ossatura del settore in Italia.
Sono questi i principi di base seguiti da Legambiente Turismo nel dare vita ad una vera e propria etichetta ecologica per le imprese, concreta e verificata, (diversamente da altre iniziative autocertificate o solo annunciate) che ha riscosso un successo notevole. Con 330 aziende aderenti (alberghi, campeggi, B&B, agriturismi ecc.), circa 60.000 posti letto e oltre 5 milioni di presenze nel 2007, l’etichetta di Legambiente Turismo è presente in 16 regioni italiane ed è diventata la prima ecolabel italiana nel settore turistico e ricettivo e la seconda in Europa, preceduta solo da un’analoga etichetta britannica. E’ stata costruita gradualmente attraverso accordi locali con enti e associazioni di imprenditori turistici sulla base di un decalogo di obiettivi generali. Con i gruppi di strutture aggregati a livello di destinazione sono stati definiti impegni obbligatori di gestione ambientale, il cui mantenimento viene verificato con visite periodiche. Gli impegni assunti riguardano la riduzione dei rifiuti e la raccolta indirizzata al riciclaggio, il risparmio idrico ed energetico, la sicurezza, la qualità e la tipicità dell’alimentazione, il contenimento del rumore, l’incentivazione della mobilità collettiva, leggera e a basso impatto, la valorizzazione dei beni ambientali, culturali e architettonici e, infine, la comunicazione alla clientela delle misure concordate e assunte come impegno obbligatorio. Oltre alle misure gestionali vere e proprie, Legambiente Turismo incoraggia politiche di acquisto di detersivi a basso impatto ambientale e la partecipazione a filiere locali per la fornitura di frutta, verdura e altri prodotti alimentari e suggerisce soluzioni d’investimento su struttura edilizia e impiantistica (interventi di bioarchitettura e bioclimatica per ridurre i consumi e migliorare il comfort; installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria; installazione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia).
Sulla base dei risultati concreti ottenuti in questi anni in termini di risparmio delle risorse, di riduzione dei rifiuti, e di progresso verso una gestione più sostenibile delle destinazioni in cui operano i nostri gruppi di imprenditori, l’iniziativa di Legambiente Turismo è da considerare un esempio di positiva attuazione del principio di sussidiarietà tra pubblico e privato, che informa la Strategia di Lisbona della UE, ma difficilmente trova reali spazi di applicazione.
L’esperienza maturata in oltre dieci anni di attività, con un forte partenariato tra Legambiente come associazione ambientalista e un diversificato ventaglio di protagonisti del settore ci ha consentito pertanto il confronto e l’alleanza con le forze imprenditoriali più avanzate del turismo, pronte ad innovare in direzione della sostenibilità, in quanto consapevoli che dalla buona conservazione dell’ambiente e dell’identità locale, incluse le produzioni agricole e artigianali, dipende la prosperità delle loro imprese e della loro comunità. Emergono spesso invece sia la scarsa coerenza delle politiche, dal locale al nazionale, che a volte danno indicazioni contrastanti tra loro o rispetto a dichiarati obiettivi di sostenibilità, sia l’inefficienza – quando non l’assenza -dei servizi pubblici essenziali (per tutti la raccolta differenziata, la depurazione, il trasporto pubblico ecc.), senza i quali l’impegno di ambientalisti, imprenditori e turisti non può essere sufficiente a migliorare la situazione.
********************************************************************
2. SOSTENIBILITÀ DELLE DESTINAZIONI: I CRITERI DI LEGAMBIENTE (2008)
Legambiente ha da tempo messo a punto anche una serie di criteri di valutazione applicabili alle destinazioni turistiche.
Essi sono:
1) La vivibilità della città e della destinazione turistica in genere, misurata dallo spazio consumato dalle strutture ricettive turistiche e da seconde case e il loro peso rispetto alla capacità abitativa totale; effetti delle attività turistiche sulla biodiversità; presenza di aree naturali, conservazione dei centri storici, arredo urbano, aree verdi.
2) Lo stato delle aree costiere e quindi la pressione sui sistemi idrici; l’affollamento dei turisti nelle zone costiere; impatto di attività destinate al tempo libero; rapporto aree edificate/aree naturali; costa non edificata (%) fino a un km dall’acqua.
3) La pressione determinata dal turismo sul traffico, miglioramento della disponibilità di mezzi di trasporto a basso impatto; andamento della durata del soggiorno (più turisti giornalieri o ospiti
per lunghi soggiorni?); impatto del trasporto sul rumore; qualità dell’aria; volumi di traffico e congestione.
4) Consumi energetici e approvvigionamenti da fonti rinnovabili (prodotti sul luogo o importati); altri contributi alla diminuzione dell’influenza sui cambiamenti climatici.
5) Pressione sulle risorse idriche locali, disponibilità di acqua a sufficienza per i turisti, qualità delle risorsa disponibile, unità abitative o produttive collegate ad un impianti di depurazione delle acque di scarico scarichi a mare abusivi, crisi idriche, ecc.
6) Politiche di riduzione dei rifiuti con riduzione dell’usa e getta e degli imballaggi a perdere, per un efficace sistema di gestione dei rifiuti; incidenza della raccolta differenziata, presenza di impianti di compostaggio o di fitodepurazione, ecc.; eventuale abbandono di rifiuti nell’ambiente.
7) Iniziative per una maggiore sostenibilità della località; disponibilità alla partecipazione dei portatori di interesse; qualità di gestione dei siti di interesse culturale e naturalistico; presenza di strutture ricettive con etichette ambientali controllate da terzi (escludendo iniziative autocertificate).
8) Disponibilità di prodotti alimentari locali da coltivazioni biologiche e/o a basso impatto, di prodotti artigianali tipici, di specialità gastronomiche locali (piatti regionali con pesce, carni e formaggi, frutta e verdura di stagione).
9) Buona qualità delle acque di balneazione, spiagge, litorale, fondali; percorsi culturali e/o naturalistici, ecoturismo, siti archeologici; assenza di sversamenti di petrolio o altro, morie di pesci, blooms algali, schiuma e altro materiale in sospensione, ecc.
10) Struttura sociale e sanitaria di buon livello, accettazione del turista da parte della popolazione, sicurezza, qualità dei servizi sanitari (es. pronto soccorso, assistenza medica e sociale); servizi per disabili (rampe d’accesso al mare e ai servizi).
Bologna, 17 giugno 2008.
Categorie:Le notizie
Rispondi